Dove sono le tenebre, fa' che io porti la luce
“San” Tex tra lupi, complotti e “guerre" indiane
Recensione di M.Feltrin | | tex/
Scheda IT-TX-664-665
- Partita pericolosa
valutazione (2,2,4) 35%
Dopo la recente Carovana di audaci, che lo vedeva nelle vesti di sceneggiatore di un soggetto altrui, Tito Faraci torna solitario al posto di comando con una storia nata ben otto anni fa, successivamente rielaborata, nella quale il classico tema faraciano dellindividuo "braccato" viene inserito nel classico canovaccio texiano del complotto ordito da bianchi cattivi, teso ad ottenere la cacciata degli indiani dalle loro terre.
Che dire? Si potrebbe azzardare a definire il primo albo come preparatorio di ciò che avviene nel secondo, considerato che a pagina venti di Insidia nella neve
Albo preparatorio, dunque? Ma di che cosa?
Sono due le sequenze che risaltano nel secondo albo. La prima si apre con lenfasi (sei tavole) riservata alla vestizione di Tex con il sacro wampum e allapproccio - in nome della fratellanza - tra Tex e le sentinelle Utes, per concludersi con la "lezione" che Tex impartisce al giovane
Questo però non vuol dire che il suo Tex sia accettabile né che si debba passare sopra a tutto il resto
Una cosa è certa, e di questo ci toccherà prima o poi essere grati a Tito Faraci: in una sua avventura non vedremo mai il Tex ignavo e fanfarone che per troppo tempo ha campeggiato nelle storie di un ben noto e indimenticato autore, almeno stando alla versione supereroistica, quasi santificata, che del primo Eroe di casa Bonelli Faraci ha pressoché costantemente proposto.
Questo però non vuol dire che il suo Tex sia accettabile né che si debba passare sopra a tutto il resto: alle lungaggini, seppure sapientemente dosate, che fanno da contraltare a soggetti già di per sé scarni e ripetitivi; alla noia, che quasi automaticamente le sue storie suscitano; alla freddezza della narrazione, che trapassa inesorabilmente all'algido protagonista, rendendolo alfine antipatico; alla contrapposizione stereotipata tra i buoni, che più buoni non si può (che oltre ad essere innocenti sono anche bambini, giovani, negri, ritardati, vecchi e sciancati) e i cattivi, che più crudeli e cattivi non si può, ma che alla resa dei conti si rivelano delle macchiette; alle situazioni bambinesche, qui amplificate da diversi primi piani dei "guerrieri" Utes, dei soldati e dei due fratelli taglialegna, che Nespolino ritrae chi con i dentoni, chi con la mascellona, in entrambi i casi con espressioni che poco o nulla si addicono a indiani fieri, soldati in missione e lavoratori duri e instancabili o, in generale, a qualunque personaggio che appaia in un'avventura che reca in copertina il logo Tex.
Uomini, mezz'uomini, ominicchi, (...) e quaquaraquà
Tex 665, pag.108 - Tavola di Alessandro Nespolino
(c) 2016 Sergio Bonelli Editore
Il lavoro del disegnatore napoletano - sia chiaro - è per il resto valido. Il suo è un tratto chiaro e pulito, di facile lettura, che ha saputo mantenere una buona e uniforme qualità grafica, nonostante la temporanea interruzione. Il suo Tex è abbastanza centrato, un po meno quando indossa il cappello, ma si sa che lappropriazione del volto, della corporatura e della maestosità della figura di Tex è un impegno che a un disegnatore spesso richiede degli anni.
Unaltra storia da dimenticare, purtroppo. Speriamo che, con il nuovo corso inaugurato da Carovana di audaci, sia anche lultima.
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