Dal tramonto all'alba

un sogno di potere e sangue che attraversa i secoli e i continenti
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Dal tramonto all'alba
Tex Gigante 29

Scheda IT-TX-G29

Con questo ventinovesimo albo speciale Pasquale Ruju imbastisce per il dylaniano Corrado Roi una storia dal sapore decisamente rétro, che ci riporta ai primi lustri della saga di Tex, quando al nostro eroe capitava d'imbattersi in civiltà dimenticate, sopravvissute in valli del West rimaste misteriosamente sconosciute, o castelli e città d’oro sorti nelle zone più impensate di quell'immenso territorio che è la geografia fantastica texiana, fatti erigere da sognatori, spesso pazzoidi e sanguinari, dominati da un qualche demone e decisi a fomentare rivoluzioni o a farsi un loro regno.

A questa genìa di narcisi violenti appartiene il principe Costantin Florian, un nobile europeo scacciato dalla sua Patria e deciso a "riavere ciò che gli era stato tolto" e a ricostruire il suo feudo nei territori dell’Arizona settentrionale, non importa se a spese di contadini, indiani Utes e della sua stessa giovane nipote.
Insieme al suo sogno e alla sua assenza di scrupoli, il nobile esporta negli Stati Uniti anche Vladar, il suo doppio plebeo, un omone dall’aspetto disturbante e dalle occupazioni inquietanti, deciso e letale, ma divorato da una passione che lo porterà alfine alla rovina.

La storia di per sé non è una novità - anche se è originale l’idea dei duellanti che ripetono la recita dello scontro avvenuto secoli prima tra i loro antenati - ma Pasquale Ruju riesce a raccontarla in modo insolito, limitando al minimo i riferimenti spaziali e temporali e conferendo al racconto un'aura d'incertezza, a tratti di sfuggevolezza, tanto che la sensazione che si prova durante la lettura è di trovarsi immersi in una fiaba dove ogni cosa aleggia in una perenne foschia.

Questa atmosfera straniante viene resa alla perfezione da Corrado Roi grazie a immagini di notevole suggestione come quelle dell’attacco di Vladar ai guerrieri Utes e dell’inseguimento del giovane superstite nel bosco notturno, le tre tavole del "dialogo" di Vladar con il lupo e la sequenza che immortala l'incontro con l'affascinante zingara Zaira, in particolare la tavola di pag.106 che sembra richiamare alla memoria alcuni dipinti dei Preraffaelliti (cfr. ad es. John William Waterhouse).

Lady in the water
Tex Gigante 29, pag.106 - Tavola di Corrado Roi

(c) 2014 Sergio Bonelli Editore

Lady in the water<br>Tex Gigante 29, pag.106 - Tavola di Corrado Roi<br><i>(c) 2014 Sergio Bonelli Editore</i>

Viene però da chiedersi se la raffigurazione di un Tex giovanile - versione anni Cinquanta o Sessanta - sia stata voluta o meno e anche a quale modello texiano si sia ispirato Roi per rappresentarlo sempre così serio, quasi triste, persino durante l’unica vignetta in cui sorride prendendo in giro Carson (pag.80), quest’ultimo raffigurato con una mefistofelica barbetta al posto dell’usuale pizzetto.

I personaggi principali sono caratterizzati con pochi tratti: Florian è un nobile malato di grandeur, Vladar uno spietato assassino dalle movenze vampiresche, Zaira una donna devota a colui che la salvò quand’era ragazza e Felicia una fanciulla ubbidiente e ben educata, ma innamorata di un giovanotto di rango inferiore. Gli indiani, solitamente sensibili a tutto ciò che appare solo vagamente soprannaturale, sono qui invece poco impressionabili, fieri e concreti.
Sono i vicini di Florian i personaggi meno convincenti anche se un po’ ricordano e si comportano come i contadini terrorizzati dalle scorrerie del bandito Calvera; tuttavia è abbastanza strano che, nella terra delle grandi opportunità, nel Grande Paese forgiato da uomini forti come la loro stessa terra e duri come il lavoro a cui essa li ha costretti e dove leggende di vario genere animano il folklore pionieristico locale, John Hammond, Mark Benson e tutti gli altri contadini siano così atterriti da Vladar e dai suoi quattro sgherri da accettare, perfino con sollievo, di diventare mezzadri sulla terra macchiata dal sangue dei loro cari.

La storia è nel complesso gradevole anche se si scorge qualche altro elemento dissonante

La storia è nel complesso gradevole anche se, facendosi largo tra tanta foschia, si scorge qualche altro elemento dissonante, a cominciare da una certa lentezza del racconto, in parte appesantito dalle sequenze con protagonista Bruce, lo spasimante di Felicia. Alla storia avrebbe forse giovato una diversa collocazione, magari in un Almanacco, o comunque una ridotta foliazione, perché alcune sequenze danno l'impressione di essere state inserite a mo' di riempitivo di un soggetto in sé piuttosto scarno.
Inoltre, Vladar è un personaggio certamente interessante, ma le suggestive tavole a lui dedicate sembrano quasi sprecate quando si scopre che egli non è altro che un "semplice" assassino, senza alcuna particolarità se non quella di vedere bene al buio.
Anche Zaira, che compare in scena accompagnata da un corvo e lancia sguardi ammalianti ai lettori, si rivela essere meno di quello che sembra, alla fine "solo" una donna possessiva e gelosa che, vistasi scaricata, prima tradisce Vladar, poi vorrebbe salvarlo (ma solo se lui rinunciasse alla sua ossessione) e quindi lo uccide.

Quanto al finale, dov'è Zaira a fare giustizia al posto di Tex, non è tanto il trucco della cotta di maglia (plausibile o meno che sia) a far storcere il naso, quanto il fatto che Tex, nonostante le rivelazioni fattegli da Zaira circa l'accordo tra Florian e Vladar (accordo che prevedeva la finta morte di quest'ultimo) e la testimonianza di Bruce circa Vladar redivivo, non si accorga e nemmeno sospetti, dopo avere "ucciso" Vladar, che la finzione è ancora in atto e finisca quindi per fare una figura simile a quella dei contadini buggerati.
Come dire che si può scampare ad una tenzone con Tex Willer, ma non alla vendetta di una donna abbandonata.;-)

Pur comparendo in scena con il sole alle spalle (pag.36), come se annunciassero l’arrivo dell’alba che scaccerà le tenebre rappresentate da Vladar, Tex e Carson hanno l’aria sempre un po’ spaesata e sembrano muoversi con una certa lentezza, testimoniata anche dai ripetuti riferimenti al loro "arrivare in ritardo". Contrariamente alla naturalezza che ha contraddistinto il rapporto Tex/Carson nelle due precedenti storie di Ruju (Mezzosangue! n.621-622 e Le catene della colpa n.625-626), qui i loro scambi di battute appaiono talvolta forzati anche a causa delle continue dichiarazioni d’intenti dell’uno o dell’altro (cfr. scheda), che sembrano avere la funzione di coprire qualche leggerezza dal punto di vista investigativo.

Fucili, pistole e... puntatori laser!
Tex Gigante 29, pag.150 - Tavola di Corrado Roi

(c) 2014 Sergio Bonelli Editore

Fucili, pistole e... puntatori laser!<br>Tex Gigante 29, pag.150 - Tavola di Corrado Roi<br><i>(c) 2014 Sergio Bonelli Editore</i>

Ultima cosa, anche se non in ordine d'importanza: Roi fa impugnare a Tex, Carson, i coloni, i contadini e i seguaci di Vladar dei fucili che sembrano bastoni e delle colt che paiono di legno, dimenticando che Tex non risulta caratterizzato graficamente solo dal fazzoletto nero, dal cappello calato sul capo in un certo modo e dalla sigaretta in bocca, ma anche - e forse soprattutto - dalle sue armi, a partire dalla foggia del cinturone e dal modo di portarlo fino al calibro delle armi, al modo di impugnarle e, naturalmente, di usarle (si veda anche lo strano effetto, tipo "puntatore laser", dei segni grafici che rappresentano le linee di tiro nelle scene d'azione).

Essendo il Texone un albo fuori serie, destinato originariamente ad ospitare le rappresentazione grafiche di autori non appartenenti al mondo di Tex, il risultato dell'accoppiata Ruju/Roi ci pare comunque apprezzabile.
È un peccato però che l'atmosfera straniante - cui si faceva riferimento più sopra - abbia finito per avviluppare anche i due pards, Tex in particolare, che risulta incupito e quasi etereo, ciò che non è certo un fattore positivo per un eroe della sua caratura, che ha nella fisicità in armi, nella personalità imponente, nella solarità e nell'ironia alcuni dei principali titoli di merito del suo ineguagliabile biglietto da visita.



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